La storia di Sanapu Sicilia, l’azienda che produce marmellate con frutta ed erbe spontanee provenienti dalla magica Cava d’Ispica, e le spedisce in tutta Italia.
“Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo”, cantava Gino Paoli. Loro, i protagonisti di questa storia, volevano dapprima cambiare le loro vite e poi, guardando oltre il proprio orticello, lanciare un messaggio positivo alla comunità tutta. I quattro sono Marco Ottaviano, Elena Menghi, Thomas Curbillon e Claudia Lodesanit che nel 2018 hanno deciso di unire le forze (e i terreni) per produrre confetture con la frutta proveniente dal luogo magico di Cava d’Ispica, più avanti vedremo di che si tratta.
Dalle missioni umanitarie alla campagna modicana
Tranne Marco, siciliano doc, gli altri tre hanno deciso scientemente di trasferirsi dal Nord – Cesena, Modena e Francia – alla Sicilia: un’avventura al contrario, rispetto a quello a cui siamo abituati, che ha come comun denominatore l’amore verso questa regione spesso bistrattata. “C’era la voglia di stabilità da parte di tutti”, ci racconta Marco, “veniamo dal campo umanitario – a dire il vero Thomas e Claudia continuano a partecipare alle missioni umanitarie – che comporta molti viaggi e di fatto un’instabilità generale. Così, dopo esserci trasferiti nella campagna modicana abbiamo pensato di unire i terreni che avevamo per avviare una piccola produzione di confetture”.
L’unione (dei terreni) fa la forza
Inizialmente Marco ed Elena hanno cominciato a occuparsi dei terreni della famiglia di lui a Modica per il proprio fabbisogno ma poi si sono resi conto che la produzione era eccessiva e al tempo stesso limitata per avviare qualsiasi attività di vendita. Contestualmente gli amici Thomas e Claudia avevano comprato anni prima dei terreni, “perciò, tra una missione e un’altra, nel 2018 abbiamo deciso di unire le forze”. La cosa, però, non è bastata. Non per i burocrati, per i quali la terra di proprietà non era abbastanza. “Molti ci dicevano che avevamo poca terra per avviare una produzione di confetture, di conseguenza siamo andati alla ricerca di terreni abbandonati. Purtroppo non avendo molti mezzi economici e non avendo nemmeno ricevuto alcun finanziamento, non avevamo altre alternative!”, ammette Marco.
I terreni a Cava d’Ispica
Alla fine questi terreni li hanno trovati. “Sono dentro un posto magico, a Cava d’Ispica, una vallata fluviale che per 13 km incide l’altopiano ibleo, tra le città di Modica e Ispica. Un luogo incontaminato dove non prende il cellulare e non passa nemmeno una macchina perché, di fatto, non c’è ancora una strada. Ce ne siamo innamorati al primo istante”. Hanno dunque rintracciato il proprietario, il quale li ha concesso i terreni in comodato d’uso col patto che lui possa usufruirne. “Ed è così che abbiamo finalmente dato vita a Sanapu Sicilia”. Nome che richiama le piante di senape selvatica che nascono spontanee in questa cava e “ci piaceva anche il fatto che “u sanapu” fa parte della tradizione culinaria siciliana, che in ogni provincia viene pronunciato in modo diverso e che alla fine in pochi associano alla famosa senape”.
Sanapu Sicilia
“All’interno di questi terreni c’è un agrumeto con 250 alberi, attualmente stiamo ancora potando e irrigando, è un lavoro che va avanti con grande difficoltà dato che, come dicevo, non c’è nemmeno una strada asfaltata per raggiungere il posto”. Posto che, tolte le difficoltà logistiche, ha un particolare microclima dovuto alla stretta e ben riparata cava che favorisce sempre un anticipo di primavera, tanto che la flora esistente è costituita dalle specie della macchia mediterranea. “Oggi in totale abbiamo più o meno 5 ettari tra agrumeti, nespoli, peri, fichi, cachi, noci, mandorli e carrubi. Non tutti gli ettari, però, sono coltivabili perché di questi fanno parte anche le pareti della cava, le quali danno grandi soddisfazioni in fatto di capperi ed erbe spontanee che inseriamo nei nostri prodotti”.
I prodotti di Sanapu Sicilia
La frutta che raccolgono la trasformano in marmellate e chutney che seguono un processo di lavorazione quanto più possibile naturale e artigianale senza l’aggiunta di conservanti, coloranti e aromi artificiali. “Ci affidiamo a laboratori terzi, per ora, ma speriamo di riuscire presto a essere autosufficienti. Già lo siamo con l’intera filiera dato che coltiviamo noi, raccogliamo e subito trasformiamo nell’arco della giornata (tranne che per le arance le quali restano a mollo per due o tre notti di modo tale che diminuisca un po’ la nota amara della scorza)”. Producono marmellata di arancia e finocchietto, di arancia e carruba, di cedro, zenzero e cannella, di kumquat e limone, e ancora chutney di cachi, di nespole, di fichi d’india o marmellata limone, arancia e vaniglia. “Ogni ricetta, prima di essere messa in commercio, viene testata più volte da parenti e amici. I nostri peggiori critici! Di sicuro non badiamo a spese nella scelta degli ingredienti, lo zucchero per esempio è biologico di canna e da filiera equo e solidale, della vaniglia usiamo le bacche e pure la cannella è biologica”.
L’etica in quel che fanno
“Quando ci siamo messi a coltivare ci siamo dati dei principi ben saldi, volevamo dare vita a una realtà che non sfruttasse né la terra né l’essere umano. Oltre a ricercare una genuinità nei prodotti e uno sviluppo ambientale sostenibile, l’altro obiettivo fondamentale della nostra azienda è quello di creare uno sviluppo sociale, sia all’interno della nostra attività, con inserimenti lavorativi e progetti di formazione per persone disagiate, sia all’esterno, facendo rete con chi ha già intrapreso un percorso di agricoltura sociale e sostenibilità”. Questi gli obiettivi, virtuosi, dei quattro, che per ora cercano di affrontare uno dei periodi storici più difficili degli ultimi tempi. Facciamo loro un grosso in bocca al lupo.
a cura di Annalisa Zordan
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